recensione diRosanna Fiocchetto
Giornata particolare, Una - Incontrarsi e dirsi addio nella Roma del '38
Di Rosanna Fiocchetto per il sito "Fuoricampo" col titolo: Gli omosessuali nell'Italia fascista. Riedito per gentile concessione dell'autrice.
****
Il libro Una giornata particolare - Incontrarsi e dirsi addio nella Roma del '38, a cura di Tullio Kezich e Alessandra Levantesi (Edizioni Lindau, Torino 2003) è stato patrocinato dal Comune di Roma ed è uscito contemporaneamente al restauro e alla riedizione in DVD del film girato da Ettore Scola nel 1977.
La sceneggiatura di questo film, scritta da Scola e Ruggero Maccari con la collaborazione di Maurizio Costanzo, ha il ritmo di una tragedia greca moderna grazie alla sua rigorosa unità di tempo, di luogo e d'azione.
La vicenda si svolge infatti nella giornata di venerdì 6 maggio 1938 in un grande condominio romano, che tutti i suoi abitanti hanno abbandonato per partecipare alla spettacolare parata in onore della visita ufficiale di Adolf Hitler nella capitale.
Nel caseggiato deserto restano solo due persone. Una è la stremata casalinga Antonietta (Sophia Loren), schiava di un fascistissimo marito maschilista, lei stessa cultrice del "duce" e madre di sei figli (fra i quali intravediamo Alessandra Mussolini, oggi parlamentare di An, allora quindicenne).
L'altra è l'annunciatore radiofonico Gabriele (Marcello Mastroianni), licenziato e in procinto di essere inviato al confino perché omosessuale.
Il casuale e fuggevole incontro tra questi personaggi diventa un contatto di struggente solidarietà, intensamente atentico, fra due anime perse nella stessa solitudine, nella stessa oppressione, che miracolosamente si ritrovano ma che sono subito costrette a separarsi dalla spietata quotidianità del regime.
Nel loro immediato futuro ci sono la prigionia (sia pure in diverse forme), lo sterminio di massa e la guerra.
Oltre al copione originale e ad una accurata documentazione sul film e sulle sue numerose versioni teatrali (tra cui quella italiana interpretata da Giancarlo Sbragia e Giovanna Ralli), il volume include vari e interessanti saggi sullo sfondo storico.
Laura Laurenzi, in Casalinghe e omosessuali al tempo del consenso, osserva:
"I gay (ma all'epoca la parola era pederasti) devono essere cancellati dalla faccia della terra. Bisogna fare finta che non esistano. E quando esistono, vanno trattati da criminali, e mandati al confino a scontare il 'turpe vizio', come si legge nei verbali di polizia".
Le donne lesbiche, o presunte tali, subiscono l'identico esilio degli omosessuali; ma anche le donne eterosessuali, o presunte tali, vengono confinate "all'atto fisico di produrre bambini, che è un dovere verso la patria". La tassa sul celibato (un quarto del proprio reddito lordo), i premi di prolificità in denaro, i finanziamenti alle giovani coppie sposate, la precedenza assoluta ai coniugati nei concorsi, nelle assunzioni e nelle assegnazioni di case, sono il ricatto economico che spinge ad accettare questo "dovere".
Chi non sceglie il matrimonio viene considerato un "disertore sociale", mentre si diffonde lo slogan "o figli, o legnate!".
Il Codice Rocco, con i suoi reati "contro l'integrità e la sanità della stirpe", assicura dure sanzioni per i ribelli.
In quel fatidico 1938, inoltre, limitando la presenza femminile nel pubblico impiego al 5%, il governo tocca il fondo della discriminazione sessuale in materia di lavoro.
Nel nuovo codice penale fascista è inizialmente inserito un articolo, il 528, che punisce con il carcere da uno a tre anni le relazioni amorose tra individui dello stesso sesso.
In sede di discussione conclusiva l'articolo viene cancellato, perché il regime non vuole ammettere apertamente l'esistenza degli omosessuali nella "maschia Italia".
Per colpirli preferisce utilizzare altri reati e la normativa di ordine pubblico contro le "persone pericolose". A far scattare la denuncia è sufficiente una delazione, la segnalazione di un vicino di casa, di un collega d'ufficio, di un portinaio. Le punizioni prevedono due anni di arresti domiciliari (con l'obbligo di presentarsi ogni giorno in questura a firmare, il divieto di frequentare locali pubblici, di viaggiare e di uscire di casa fuori dagli orari stabiliti), oppure la deportazione nelle isole o in remote località del Sud.
Nel silenzio generale, l'odio fascista contro gli omosessuali e le lesbiche fa centinaia di vittime sinora documentate, culminando nel giro di vite del '38, "una sorta di pulizia etnica" cui i singoli questori si dedicano con solerzia, non risparmiando neppure "la stanza dei bottoni".
Il silenzio ufficiale, infatti, circonda anche l'allontanamento dell'ex segretario del Partito Nazionale Fascista Augusto Turati, spedito a Rodi per sospetti sulla sua virilità.
E Maurizio Costanzo rievoca:
"Nunzio Filogamo, famoso in radio... durante le persecuzioni razziste girava con un certificato medico dove si garantiva che non era gay".
Ma la scure mussoliniana si abbatte con maggiore spietatezza e frequenza su chi non sa o non può nascondersi dietro una facciata "rispettabile", sui più visibili e i più poveri.
Laura Laurenzi cita la testimonianza di Giuseppe B., noto come Peppinella, segregato per cinque anni nell'isola di San Domino, nelle Tremiti, per "delitti contro la razza":
Intanto, in Germania, Hitler era già arrivato alla pena di morte e ai lager, con decine di migliaia di omosessuali e lesbiche razziati, uccisi e sottoposti a disumani esperimenti scientifici e genetici.
Senza la sconfitta e la caduta del nazifascismo, anche l'Italia probabilmente avrebbe proseguito sul suo cammino repressivo, intensificando il linciaggio di stato e la distruzione esistenziale dei suoi "non cittadini".
Per molti di essi, tuttavia, resta l'orribile esperienza di una vita interrotta, non compensata da alcun indennizzo postumo; restano le traumatiche conseguenze di una persecuzione per la quale l'attuale destra non ha mai fatto ammenda e che non ha mai rinnegato, a differenza di quella perpetrata contro gli ebrei.
Il silenzio, il terribile negazionismo dei carnefici, continua.