recensione di Vincenzo Patanè
Il colore del silenzio
Presentato a Venezia nei giorni della Mostra del Cinema (il regista e sceneggiatore Raffaele Piscitelli ha affittato uno stand nell'ambito di Venice Screenings), Il Colore del silenzio è una produzione indipendente. La storia è quella, giustamente sempre più nota, del "triangolo rosa", ossia del marchio che bollò il trattamento disumano che ebbero gli omosessuali sotto il nazismo, che stritolò nelle sue atroci spire più di 100.000 persone castrandole forzatamente o deportandole nei lager. Il colore è dunque il rosa, il silenzio quello che per anni c'è stato attorno a questi crimini nazisti.
Piscitelli inserisce il discorso in una pièce teatrale di una piccola compagnia teatrale in crisi, che si trova così a ricordarne gli aspetti più tremendi (e anche provocatori, come l'omosessualità di Hitler). Il mediometraggio è un po' raffazzonato in alcune soluzioni e non dice molto di nuovo sull'argomento rispetto allo splendido documentario Paragraph 175 di Epstein e Friedman ma merita rispetto, per cui non si può non augurargli di trovare presto una distribuzione.